Come testare l’accessibilità sul web in casi poco “accessibili”

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Testare l’accessibilità sul web è diventata un’attività fondamentale per diverse ragioni: perché è diventato un requisito legale, perché permette di ottenere un’esperienza utente migliore per tutti e soprattutto di raggiungere una audience molto più ampia: sapevi che più di 1 miliardo di persone presenta una disabilità di qualche tipo?

“Accessibile” significa “facilmente raggiungibile o di facile accesso”, e questo ci riporta soprattutto al miglioramento dell’esperienza degli utenti che usano l’applicazione web che stiamo progettando.

Ma questo vale anche per il mobile? E per le applicazioni interne all’azienda? Abbiamo chiesto a Diana Bernabei, Accessibility Expert, di rispondere ad alcune di queste domande.

Puoi suggerire strumenti (validi, e magari free) per la valutazione di accessibilità di siti intranet aziendali non esposti sul web?

Certamente, esistono diversi strumenti efficaci e gratuiti per valutare l’accessibilità dei siti intranet aziendali. Tra i più noti ci sono SiteImprove, AxeDevTools e Accessibility Insights di Microsoft, tutte estensioni per browser che possono essere utilizzate direttamente su pagine web locali.

Un altro strumento utile è WAVE, sviluppato da WebAIM. Sebbene sia principalmente utilizzato come servizio online, esiste anche un’estensione del browser che consente di eseguire verifiche di accessibilità su pagine locali senza necessità di un collegamento internet.

È importante considerare che gli strumenti automatici riescono a verificare circa il 20-30% delle WCAG, mentre per il resto è necessario effettuare test manuali utilizzando tecnologie assistive come gli screen reader.

Per quanto riguarda l’ambito mobile cosa abbiamo a disposizione per testare l’accessibilità?

Per testare l’accessibilità nell’ambito mobile, abbiamo a disposizione vari strumenti e metodologie efficaci.

I dispositivi iOS offrono VoiceOver, un lettore di schermo integrato che consente agli sviluppatori di testare come i contenuti vengono letti e navigati dagli utenti con disabilità visive.

Analogamente, sui dispositivi Android, TalkBack serve come lettore di schermo predefinito, fornendo feedback vocale e gestuale che descrive gli elementi sullo schermo e guida l’interazione.

Strumenti come Accessibility Scanner di Google, specifico per Android, eseguono scansioni delle app e forniscono suggerimenti per migliorare l’accessibilità, identificando problemi come etichette mancanti e contrasto insufficiente.

Per iOS, l’Accessibility Inspector in Xcode permette agli sviluppatori di esaminare e migliorare l’accessibilità delle loro app, fornendo dettagli sugli elementi dell’interfaccia utente e suggerimenti pratici.

Ricordiamoci sempre che per garantire una copertura completa, è fondamentale combinare questi strumenti automatizzati con test manuali, utilizzando lettori di schermo per simulare l’esperienza degli utenti reali e coinvolgere persone con disabilità nei test di usabilità, ottenendo feedback autentico e prezioso.

Quali sono i migliori strumenti che ci permettono di analizzare i nostri prodotti per capire se effettivamente questi rispettano i requisiti di accessibilità?

Come detto in precedenza, esistono strumenti automatici come SiteImprove, Microsoft Accessibility Insights e Axe DevTools che possono fornire feedback su aspetti semplici e meccanici delle WCAG, come il contrasto dei colori o la mancanza di testo alternativo.

Tuttavia, questi strumenti riescono a testare solo il 20-30% delle WCAG, poiché le rimanenti richiedono un’analisi approfondita che parte dal criterio di successo ufficiale e si basa sull’esperienza degli esperti di accessibilità e sui test con utenti reali.

Questo non deve spaventare, ma piuttosto far comprendere la complessità e l’importanza di questo settore, che possiamo paragonare alla situazione del GDPR, dove per una corretta redazione delle privacy policy e cookie policy è necessario affidarsi ad avvocati specializzati.

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