Civil war: monolite vs microservizi

  • Di
  • 2024-02-08 - 3 minuti
banner

Nel 2009 Netflix ha dovuto affrontare diverse difficoltà, tra cui quella per cui la sua infrastruttura non riusciva a tenere il passo con la domanda dei servizi di streaming video in rapida crescita. L’azienda ha deciso di migrare la propria infrastruttura IT dai data center privati a un cloud pubblico e sostituire la sua architettura monolitica con un’architettura di microservizi.

L’unico problema era che il termine “microservizi” non esisteva e il suo funzionamento non era ben conosciuto.

Netflix è infatti diventata una delle prime aziende di alto profilo a migrare con successo da un’architettura monolitica a un’architettura di microservizi basata su cloud.

Un’architettura monolitica è un modello tradizionale di un programma software, costruito come un’unità unificata, autonoma e indipendente dalle altre applicazioni.

La parola “monolite” è spesso attribuita a qualcosa di grande e glaciale, che non è lontano dalla verità di un’architettura monolitica per la progettazione del software.

Un’architettura monolitica è infatti intesa come un sistema singolare e di grandi dimensioni con un codice sorgente che unisce insieme tutte le esigenze aziendali. Per apportare una modifica a questo tipo di applicazione è necessario aggiornare l’intero stack accedendo alla codebase e creando e distribuendo una versione aggiornata dell’intero prodotto. Ciò rende gli aggiornamenti più complessi, e che possono richiedere molto tempo.

Credits to N-iX

I monoliti possono essere utili nelle prime fasi della vita di un progetto per facilitare la gestione del codice, il sovraccarico cognitivo e la distribuzione. Ciò consente di rilasciare tutto nel monolite in una volta, o nel caso in cui si abbia bisogno di un’architettura semplice e che non abbia necessita di scalare, se non verticalmente.

Credits to scylladb.com

Un’architettura basata su microservizi è un metodo che si basa su una serie di servizi distribuibili in modo indipendente.

Questi servizi hanno una propria logica aziendale e un database con un obiettivo specifico. L’aggiornamento, il test, la distribuzione e il dimensionamento avvengono all’interno di ciascun servizio.

I microservizi non riducono la complessità, ma rendono qualsiasi complessità visibile e più gestibile separando le attività in processi più piccoli che funzionano indipendentemente l’uno dall’altro e contribuiscono all’insieme complessivo.

L’adozione dei microservizi spesso va di pari passo con la filosofia #DevOps, poiché costituiscono la base per pratiche di rilascio continuo (in inglese continuous delivery), che consentono ai team di adattarsi rapidamente alle esigenze degli utenti.

Disclaimer: questo post non intende definire l’una o l’altra architettura come migliore: sono due tipologie di architetture estremamente diverse, ognuna con pro e contro che devono essere attentamente valutati a seconda del caso d’uso.

Per saperne di più, leggi il capitolo dedicato alle architetture de “Il Libro Open Source”.

Post correlati

Partners

Community, aziende e persone che supportano attivamente il blog

Logo di Codemotion
Logo di GrUSP
Logo di Python Milano
Logo di Schrodinger Hat
Logo di Python Biella Group
Logo di Fuzzy Brains
Logo di Django Girls
Logo di Improove
Logo del libro open source
Logo di NgRome
Logo de La Locanda del Tech
Logo di Tomorrow Devs
Logo di Coderful

Non perderti gli ultimi aggiornamenti, iscriviti a TheRedCode Digest!

La tecnologia corre, e tu devi correre più veloce per rimanere sempre sul pezzo! 🚀

Riceverai una volta al mese (o anche meno) con codici sconto per partecipare agli eventi del settore, quiz per vincere dei gadget e i recap degli articoli più interessanti pubblicati sul blog

Ci sto!

#TheRedComics

Edizione di Ottobre

A cura di Sophie Aiello, copy di Chiara Romano

Fumetto di agosto di Sophie Aiello

Vuoi diventare #tech content creator? 🖊️

Se vuoi raccontare la tua sul mondo #tech con dei post a tema o vuoi condividere la tua esperienza con la community, sei nel posto giusto! 😉

Manda una mail a collaborazioni[at]theredcode.it con la tua proposta e diventa la prossima penna del blog!

Ma sì, facciamolo!