Voglio diventare una... CRM Strategist
La figura di CRM Strategist è una delle professioni più richieste nel settore del marketing digitale: saper leggere e interpretare la relazione tra brand e clienti utilizzando diversi strategie e tecnologie partendo dalle campagne di remarketing è parte essenziale di un’azienda.
Ma cosa fa una professionista di questo settore? Come diventare una CRM Strategist? Ce lo racconta Giorgia Molinari, CRM Strategist, Project Manager e archeologa “impolverata”!
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Ciao! Sono Giorgia e ci ho messo un po’ per capire cosa volessi fare da grande: ho scelto di studiare archeologia alla Sapienza, in particolare ho studiato Archeologia Preistorica lavorando in Siria, Turchia e a Roma.
Mentre lavoravo come archeologa ho aperto Cronache dal cantiere, una pagina Facebook in cui raccontavo in modo divertente cosa succedeva sui cantieri che seguivo.
Durante l’università mi sono avvicinata al mondo delle startup grazie ad InnovAction Lab ed ho lavorato nel mondo della comunicazione e degli eventi, come Project Manager e in un’azienda in ambito AI.
Ho scoperto dell’esistenza dei CRM un po’ per caso ma è stato subito amore.
All’inizio mi sono sentita fuori posto per non aver studiato materie scientifiche o più attinenti al percorso, in realtà l’archeologia ha migliorato le mie capacità organizzative, di adattamento ai diversi ambienti (sia sociali che geografici) e di trovare soluzioni a problemi complessi.
In cosa consiste il ruolo di CRM Strategist?
La CRM Strategist è la persona che fa in modo che il CRM sia funzionale alle esigenze dell’azienda che deve usarlo.
L’azienda per cui lavoro in questo ruolo è una system integrator e, in particolare, ci occupiamo di integrare HubSpot con i sistemi preesistenti dei clienti.
Lavoro sia in solitaria che in team: mi confronto con PM del progetto, Business Analyst, sviluppatori e il reparto di design e faccio in modo che le esigenze del cliente siano soddisfatte dal CRM.
Sono io ad impostare il CRM ma senza i requisiti raccolti dal PM o senza il confronto con i Business Analyst, il mio lavoro sarebbe incompleto.
La parte più divertente del mio lavoro consiste nel trovare soluzioni semplici per le esigenze del cliente; è molto stimolante spingere lo strumento sempre oltre i suoi (ed i miei) limiti e superare ostacoli che qualche mese o settimana prima mi sembravano insormontabili.
Inoltre, io mi occupo anche della formazione ai clienti; in questo caso la vera sfida è coinvolgerli nel processo di apprendimento e renderli autonomi mostrandogli la facilità d’uso di HubSpot.
Qual è la soft skill più importante che deve possedere una CRM Strategist?
Sicuramente la capacità di semplificare e di capire le esigenze dei clienti.
Spesso arrivano da noi con dei processi molto articolati ed intricati che dobbiamo rendere più snelli e facili da attuare oppure, al contrario, non hanno mai usato un CRM e ne sono spaventati. In questo caso è importante tranquillizzarli e mostrargli come svolgere le diverse azioni in poche mosse.
Anche la capacità di lavorare in team è importante: dovendo interagire con molte persone, sapersi relazionare nel modo corretto con tutti è fondamentale.
La maggior parte di noi utilizza i social per parlare dei propri successi, ma la realtà è che siamo quel che siamo grazie al 90% dei nostri errori. Racconta il tuo più grande fallimento da quando lavori nel settore, che però ti ha reso ciò che sei.
Spesso ho commesso errori ma quello che ho sempre ben impresso nella mente è questo: lavoravo come CRM Strategist da poco e stavo seguendo un cliente che ha un e-commerce.
Avevo impostato un flusso automatico che inviava email di marketing con un grosso sconto ma dovevo mandarlo solo ai nuovi contatti. Quando ho acceso l’automatismo, l’email è partita a tutti i clienti. Parliamo di migliaia di email.
Me ne sono resa conto poco dopo ma ormai il danno era fatto, mi sentivo veramente sconfortata.
Il cliente era abbastanza arrabbiato, abbiamo rimediato mandando un’email simpatica dicendo che il caldo estivo e la vicinanza delle ferie ci avevano dato alla testa.
Durante le mie formazioni racconto sempre questo errore, per dimostrare ai clienti che si sopravvive!
Come fare per diventare una CRM Strategist?
Penso di essere la dimostrazione che, per lavorare come CRM Strategist, non siano necessarie lauree particolari.
Vorrei dire che una laurea in economia o in materie scientifiche aiutano ma non ci credo per niente!
Credo sia più importante avere un mindset scientifico e organizzato, tanta curiosità e, soprattutto, voglia di imparare.
Come ho già detto, ho studiato archeologia ma sono sempre stata molto metodica e organizzata e mi è sempre piaciuto semplificare processi: nella mia bolla è molto famoso uno schema che avevo fatto sull’uso della lavatrice.
Era un diagramma di flusso in cui bisognava rispondere solo sì o no alle azioni (tipo “è un capo in cotone?”, “è colorato?”…) per trovare il programma, la temperatura ed i detergenti da utilizzare! Zero stress, solo domande a cui rispondere sì/no.
Ecco, questo sicuramente mi ha aiutata molto nel capire le logiche di funzionamento di HubSpot!
Ovviamente certificazioni specifiche del CRM che si usa sono utili, così come la pratica costante e quotidiana. Le certificazioni aiutano nella ricerca di lavoro e a testimoniare che sai fare qualcosa ma credo siano un punto di partenza, più che un traguardo finale.
Parlando di successi, qual è il tuo prossimo obiettivo? Quale ruolo vorresti ricoprire entro i prossimi 3 anni?
In azienda, sono l’unica ad occuparsi della formazione ai clienti. Mi piacerebbe far crescere almeno un’altra persona in questo ruolo così da poter dividere e condividere con qualcuno questo aspetto del lavoro.
Vorrei, inoltre, mettermi alla prova di nuovo come Project Manager, perché penso sia un’attività stimolante ed in cui potrei offrire valore.
Da CRM Strategist ho un quadro molto chiaro di una parte del progetto, mi piacerebbe molto averne una visione completa e sistemica. È una sfida che mi sento pronta a cogliere.
E poi, secondo me, la PM non è altro che un’archeologa meno impolverata, per cui mi piacerebbe molto tornare “sul campo” in questa veste!
Conosci il tema gender gap in ambito STEM? Se sì, come fare per superarlo?
Credo che il gender gap in ambito STEM sia una piaga che ci affligge. Secondo i dati dell’Osservatorio Talents Venture e STEAMiamoci di Assolombarda, la percentuale di donne che frequenta corsi STEM in Italia è pari a circa il 37%, le ragazze iscritte a corsi STEM presentano risultati accademici migliori ma tassi di occupazione e retribuzione più bassi rispetto agli uomini.
I dati del report UNESCO 2021 non sono più confortanti.
Il problema è sicuramente comune a tutti i Paesi del Mondo, è culturale e strettamente connesso al patriarcato, che instrada le donne fin da bambine verso la cura familiare e i bambini verso giochi più tecnici e scientifici.
Lo scautismo mi ha insegnato che l’esempio è un’arma potentissima che abbiamo.
E credo davvero che dando sempre più spazio alle donne che lavorano nelle materie STEM e che ricoprono posizioni di comando nelle aziende, così come nella politica, possiamo veramente fare la differenza ed offrire un modello di riferimento diverso.
Portare questi temi nelle scuole, negli open day universitari, negli eventi per le studentesse e gli studenti di ogni ordine e grado è sicuramente utile.
Ho molta fiducia nei giovani e nelle giovanissime ma credo pure che si debbano educare gli adulti, che sono le persone che prendono le decisioni.
Nel mio piccolo quando organizzo eventi, cerco sempre di mantenere paritario il rapporto tra i sessi delle persone ospiti; inoltre, mi impegno a proporre attività, giochi e regali scientifici alle bambine con cui entro in contatto.
Nel 2020, inoltre, con tre amiche ho fondato BeGet, un’APS che si prefigge di educare su temi digitali in modo semplice, attraverso corsi ed eventi. Ci rivolgiamo a entrambi i sessi ma il nostro pubblico è prevalentemente femminile. Da poco abbiamo lanciato anche JustBe! un podcast su questi temi. Seguici!