Voglio diventare... Community Manager

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  • 2024-09-10 - 13 minuti
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Non c’è evento #tech senza di lei: Michela Bertaina, Community Manager @ Codemotion si racconta, e ripercorre questi suoi anni come portavoce delle principali community tech in Italia e dei suoi continui viaggi in giro per il mondo, alla scoperta del mondo IT.

Descriviti in 100 parole.

Ciao, sono Michela Bertaina una persona entusiasta e amante di tutto il mondo che sta dietro al concetto di community.

Nel 2017 ho iniziato il mio percorso all’interno delle community tech, diventando organizer del Google Developers Group Torino e Trento, ngRome, Flutter EXP, Italian Community Managers Summit e DInA Tech Hub.

Dal 2020, da passione, il community management è diventato il mio lavoro a tempo pieno entrando a far parte di GrUSP. Mi sono occupata di co-organizzare una quindicina di eventi all’anno su vari linguaggi di programmazione e ho coordinato le attività di 12 community (PUG) a livello nazionale.

Attualmente sono Head of Community in Codemotion e nel mio tempo liberosono community leader in GDG Bari, WTM Ambassador, partnership team leader in TEDxCuneo e assessora al turismo del comune di Cissone.

Amo il mondo delle conferenze e del public speaking, cerco sempre di condividere tutto ciò che ho imparato nel mio percorso in ogni occasione ove mi è possibile.

Diversità, confronto, crescita e condivisione sono i valori su cui baso i progetti che porto avanti con grande interesse ed energia.

In cosa consiste il ruolo di Community Manager?

Creare rapporti, costruire ponti, ascoltare le esigenze delle persone per poter unire le necessità di business a quelle della community e realizzare un perfetto win win.

Noi parliamo alle persone, con le loro caratteristiche singolari, non ad “utenti” come numeri. Entriamo in contatto vero con i membri e creiamo un rapporto personale di fiducia e trasparenza. Siamo il volto dell’azienda, come noi ci comportiamo riflette i valori dell’azienda, la credibilità e l’affidabilità che le persone possono percepire in un brand.

Molto spesso mi viene detto che il nostro lavoro è un qualcosa di estremamente astratto (ma vi assicuro che non lo è affatto) e allo stesso tempo viene spesso confuso con chi si occupa di social media management.

Allora ho pensato… ma sarei in grado di spiegare a mia nonna il mio lavoro? E qui provo a dare la mia risposta:

«Cara nonna,

il mio è un lavoro che ai tuoi tempi non c’era, o per lo meno, difficilmente sarei stata pagata per farlo, però ho pensato di raccontartelo facendoti questo esempio:

  • ti ricordi quando eri piccola e andavi a fare catechismo?
  • Ti ricordi quel desiderio che non ti faceva vedere l’ora di andarci perché stavi con i tuoi amici e passavare del tempo insieme?
  • ti ricordi quanto aspettavi quel momento durante la settimana e quanto eri entusiasta di prendere parte alle iniziative, di giocare e di scoprire cose nuove con loro?

Quanto magari avresti voluto ricoprire il ruolo da chirichetto [Ambassador per le persone addette al lavoro] perché era un ruolo importante sia all’interno del vostro gruppo, in quanto di responsabilità, sia davanti ai tuoi genitori e tutte le persone che ti vedevano la domenica a messa… eh si, raggiungere quel traguardo avrebbe voluto davvero dimostrare di essere diventata grande e di essere un punto di riferimento per la tua comunità. E quanto aspettavi il momento della comunione e della cresima per dire a tutti che avevi fatto quel passo (oltre a ricevere i regali ovviamente). Dopo aver studiato tanto insieme, dopo tutti quei pomeriggi in cui ti sei confrontata con i tuoi amici, alla fine sei riuscita a raggiungere questo traguardo. [Questi sono momenti di aggregazione, in cui si festeggiano i traguardi, provate a vederla come una grande conferenza dove chi fa la comunione ricopre il ruolo di speaker su un palco che fa il suo talk. Dopo tanta preparazione, il suo lavoro e impegno è stato riconosciuto, selezionato e ora, è li per condividere quello che sa e il suo piccolo momento di gratificazione]

Ecco nonna, anche se può sembrare molto strano, il mio ruolo, in tutto questo contesto è quello del prete che si preoccupava di farvi trovare il materiale pronto da studiare che scaturisse il vostro interesse, stimolava discussioni interessanti, agevolava il confronto tra di voi per farvi crescere, creava attività che potevate portare avanti insieme e in cui potevate cimentarvi e divertirvi, si assicurava che le persone si comportassero in modo corretto e rispettoso e prendeva provvedimenti per chi non lo faceva.

Quindi nonna, io non sono un prete, anzi, non c’entra proprio nulla quello che faccio con questo tema, ma quello di cui mi occupo è quello che faceva lui per farti sentire contenta e soddisfatta di passare il tuo tempo libero insieme ad altre persone, stimolarti a farti imparare cose nuove e nfarti crescere perché anche se eri troppo piccola e non forse non ne eri ancora cosciente, è grazie al valore che tu trovavi in tutto questo ambiente che continuavi andarci così entusiasta.»

Bene, ora traslate tutto al mondo tecnologico e la spiegazione è fatta!

Come il nostro caro prete, mi occupo do creare attività e iniziative per la community di developer di Codemotion al fine di sviluppare momenti di incontro, formazione e crescita tra i membri. Raggiungo questo obiettivo gestendo la strategia Italia, Spagna e Europa di diversi programmi come:

  • contributor program: che supporta i developer nella crescita verso la content creation;
  • organizzazione di meetup/eventi fisici e online: momenti di incontro, confronto e formazione;
  • ambassador program: un team di expert del settore, punto di riferimento per la tech community;
  • partnership program: per connetterci con community locali e realizzare nuove attività insieme;
  • scholarship program: per aumentare la diversità della nostra community;
  • wannabe speakers program: per fare crescere i membri nel mondo del public speaking;
  • attività di engagement durante le conferenze: per far vivere a chi partecipa una vera propria esperienza community che possa rimanere nel cuore.

Poi chiaramente il mio ruolo è un anello di congiunzione tra le necessità di business e quelle della community e quindi parte delle attività si rivolgono anche internamente all’azienda.

Qual è la soft skill più importante che deve possedere chi ricopre il ruolo da Community Manager?

Tocchi un tema che per me è un po controverso perché credo che le cose per il nostro ruolo siano quasi inverse rispetto alla norma: noncredo che esistano soft skill per chi si occupa di community management, per il nostro ruolo, tutte le soft skill sono effettivamente hard skill senza le quali il nostro ruolo sarebbe inpensabile.

Ascolto attivo, empatia, leadership, intelligenza emotiva, comunicazione empatica e non violenta, public speaking, risoluzione dei conflitti, proattività, genuina curiosità, pensiero laterale, gestione dello stress, decision making e problem solving sono tutte caratteristiche che chi si occupa di community building e management non può non avere. Sono la base che una persona come noi deve avere insieme a un’ottima organizzazione e, è un plus ma non per me: entusiasmo e positività.

Dobbiamo trasmettere affidabilità, assicurarci che le persone sappiano che possono venire da noi per un problema, per un’idea, per una richiesta e che noi la terremo in considerazione dando un feedback sempre, che non finirà nella miriade di cose che abbiamo da fare ma dobbiamo dimostrare che ogni richiesta è di valore e avrà un riscontro. Dobbiamo entusiasmare le persone con la nostra energia, voglia di fare, spirito di iniziativa: se non siamo noi ingaggiati in primis, come potrà esserlo la community?

Credo che la competenza più grande sia quella di trattare le persone in quanto tali e non come numeri. Questo secondo me cambia le prospettive in modo radicale.

La maggior parte di noi utilizza i social per parlare dei propri successi, ma la realtà è che siamo quel che siamo grazie al 90% dei nostri errori. Racconta il tuo più grande fallimento da quando lavori nel settore, che però ti ha reso ciò che sei.

Sarò forse banale ma raramente tendo a considerare gli obiettivi non raggiunti come fallimento, perché sono uno strumento estremamente utile per imparare e migliorarci.

Il più grande fallimento credo di non averlo avuto durante la mia carriera da community manager ma da imprenditrice. Avevo presentato insieme a dei colleghi una domanda di sostegno di parecchie migliaia di euro per una misura che agevolava per i primi anni l’ingresso delle aziende agricole nel mondo della certificazione biologica. Avevamo presentato la domanda, avviato le pratiche, le aziende avevano iniziato il periodo di conversione e gli enti erano andati correttamente a fare le visite ispettive. Essendo stata una misura co-gestita a più mani, un po’ di malumori del momento e cambi repentini hanno fatto si che nessuno si fosse ricordato che c’era una deadline per la rendicontazione, o per lo meno, nessuno se lo ricordò/appuntò per tempo perché tutti pensavamo che l’avrebbe fatto una persona o l’altra e quindi… non presentammo domanda di rendicontazione per tempo, o per lo meno, il lavoro era tutto fatto e stato caricato a sistema, ma nessuno premette il tasto invio.

Lesson learned:

  • mai dare le cose per scontato, mai (e rompo tantissimo le scatole ai team di cui faccio parte su questo);
  • definisci SEMPRE ownership chiare e condivise;
  • programma ogni attività chiave utilizzando strumenti condivisi e che ogni membro del team sia in grado di usare (se no, formalo);
  • affronta subito i malumori e non lasciare che sedimentino;
  • comunica, comunica, comunica: ripeti piuttosto ma non tenerti le cose per te;
  • responsabilizza le persone che fanno parte del tuo team definendo goal chiari e misurabili;
  • non esistono task con owner senza deadline se vuoi che vengano portati a termine;
  • rendi chiaro a tutto il team il flusso operativo anche se ci sono persone che si occuperanno di un piccolo pezzo e basta;
  • ingaggia le persone e rendile proattive.

Banali? Forse, ma credetemi, se avessi agito così 7 anni fa, sicuramente non avremmo perso tanti soldini.

Come fare per diventare community manager?

Qui la mia risposta è: vivilo.

Non ci sono scuole, università o percorsi che ti possano mettere il bollino da community manager ma ci sono miriadi di possibilità che ti possono permettere di sperimentare questo ruolo sia nel tuo tempo libero che lavorativo. Specialmente in quello tecnologico.

Questo è il consiglio che avrei detto alla Michela di 7 anni fa:

«Entra in una community locale, di cui ti appassiona l’argomento o semplicemente che ti interessa, non troverai mai nessuno che ti dirà “no tu stai fuori”. Capisci cosa fanno, quando si ritrovano, di cosa parlano, i loro interessi. Sii proattiva, buttati, esci dalla tua comfort zone, dai una mano a chi organizza, capisci di cosa hanno bisogno, aiutali, comprendi le loro sfide, le necessità. Metti a disposizione le tue competenze, saranno sempre complementari a quelle altrui. Sperimenta, fatti conoscere, parla con le persone, sii curiosa, crea connessioni vere, amicizie, buttati quando ti propongono un viaggio insieme, comprendi le diversità intrinseche di ogni essere umano.

Di di si quando ti propongono di salire su un palco, di condividere la tua esperienza, non avere paura di sbagliare, sei in uno spazio sicuro in cui nessuno ti giudicherà. Identifica un punto di riferimento, chiedi consigli, non avere paura di sentirti in difetto o incapace, sii umile, si cresce insieme.

Lasciati ispirare dalle mille storie che ascolterai, impara dagli errori altrui, fai domande, chiedi incessantemente, rimani sempre di mente aperta, accogli tutte le sfumature di pensieri. Condividi quello che sai, sarà sempre più che abbastanza, non esistono cose banali, ci sarà sempre una persona a cui potrai portare valore.

Mettiti a disposizione di chi, come te, è appena arrivata, supportala, guidala in questo percorso in cui spesso ci si sente disorientati, dalle consigli, confortala, trova i suoi punti di forza e trova il modo di farli emergere. Non forzare mai nessuno, dai solo la giusta spinta senza superare il limite, sii paziente, molto paziente.

Sperimenta, sperimenta ogni cosa che impari, mettiti alla prova, fai sì che la community diventi la tua palestra… per la tua leadership, per provare nuovi talk, per capire se sei in grado di gestire un progetto, di organizzare un evento, per capire se sai creare e coordinare un team, se sai delegare, come ingaggiare le persone, risolvere problemi interpersonali, per capire se sei in grado di supportare le persone nella loro crescita… Chiedi feedback, sempre, per qualsiasi cosa tu faccia. Rimani umile, sempre.

Vivi le persone ma la cosa più importante di tutte: divertiti!

Oltre a tutto questo, non dimenticarti mai di investire su di te, sulla tua formazione. Leggi, studia, informati e troverai sempre qualcuno disposto ad aiutarti quando sarai in difficoltà.

Questa è la mia storia in realtà, ma quando è iniziata, non sapevo minimamente che sarei potuta arrivare fino a qui.

Parlando di successi, qual è il tuo prossimo obiettivo? Quale ruolo vorresti ricoprire entro i prossimi 3 anni?

3 anni fa ho risposto a questa domanda in modo estremamente ingenuo dicendo che avrei voluto essere pagata per poter partecipare ad eventi, incontrare persone, andare in giro per il mondo su palchi internazionali e portare tematiche a me care, poter avere una visione di questo mondo più alta di quella solamente italiana. Beh, magari non vado in giro per tutto il mondo ma devo dire che senza rendermene conto, posso dire di fare quello che mi immaginavo.

In questo momento della mia vita in cui sono un po’ invischiata in un turbinio di cose non ho riflettuto ancora su questo aspetto ma di getto quello che vorrei è ricoprire un ruolo che mi possa dare la possibilità di scoprire a livello mondiale tutte le sfaccettature dell’essere umano, le diverse culture, modi di pensare, agire… vorrei contribuire a portare un cambiamento agendo sul singolo, sempre attraverso il confronto diretto e potermi dedicare a far crescere i membri del mio team. Vorrei migliorare come public speaker e poter portare certe tematiche che possano sensibilizzare le persone, in contesti molto diversi uno dall’altro, vorrei riuscire a fare qualcosa di valore per le persone ed essere a disposizione per farle crescere.

Ha un nome questo ruolo? Forse tra qualche anno lo scoprirò :)

Conosci il tema gender gap in ambito STEM? Se sì, secondo te, come fare per superarlo? (Fai anche riferimenti a situazioni reali in cui hai avuto modo di fare la tua parte!)

Assolutamente si, sono attiva in varie realtà che si occupano dell’argomento che è a me molto caro.

Ti lascio cose concrete che nel nostro settore di possono fare per dare ognuno il proprio contributo (e parlo di inclusione a 360°):

  • usare un linguaggio inclusivo e accessibile
  • usare immagini su social e spazi di comunicazione che possano rappresentare una vasta tipologia di persone di cultura, genere, identità e religione differenti
  • darsi dei KPI per la creazione delle lineup dei nostri eventi per far emergere dei role model
  • andarle a cercare le persone e non aspettare che si candidino
  • offrire programmi di mentorship dedicato
  • incentivare la partecipazione a eventi con delle borse di studio
  • sensibilizzare sul tema e portarlo nei vari formati: articoli, live, talk, podcast
  • usare un contrasto di colori accessibile
  • evitare l’abbinamento di colori usato per stereotipi
  • agire sull’infanzia: con il GDG Bari avevo organizzato un evento COME TO CODE per i ragazzini delle elementari e insiegnare loro il mondo del coding, agendo in quella fascia di età in cui i bambini non hanno ancora instillato il bias di genere si incide tantissimo
  • avere un codice di condotta
  • capire il bisogno delle persone e andare incontro anche con iniziative ad hoc

Sono tante piccole cose? si ma sono piccole cose che possiamo fare nel nostro quotidiano, che non porteranno il cambiamento domani ma sicuramente sono cose fattibili che se facessimo tutti, creerebbero un mondo più diversificato, inclusivo e accessibile quindi di valore.

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