Voglio diventare... Senior Front-end Developer

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  • 2024-09-24 - 6 minuti
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Ha all’attivo più di 50 talk in giro per il mondo 🪐 e i suoi interessi spaziano dal front-end all’elettronica: conosciamo più da vicino Soumaya Erradi, front-end developer ma anche Codemotion Ambassador e contributor di diverse community nel settore tech.

Descriviti in 100 parole.

Mi chiamo Soumaya e sono una dev (odio i termini “sviluppatrice” o “programmatrice”; non mi è mai piaciuta la cadenza di queste parole al femminile per quanto corrette. “Dev” mi rappresenta di più).

Sono cresciuta e vivo tutt’ora a Brescia, terra fertile industrialmente, e questo mi ha aiutato a vedere molte opportunità professionali molto diverse seppur facendo lo stesso mestiere.

Passo il 90% del mio tempo lavorando e coltivando la mia passione per le tecnologie, ma ho molteplici interessi che non c’entrano molto con l’IT.

Sono una lettrice accanita, principalmente di romanzi (sono un’inguaribile romantica anche se non sembra), e ultimamente mi sono appassionata di libri motivazionali e che spronano al successo professionale. Un’altra passione è quella delle lingue; è un buon esercizio mentale e ogni lingua ha una particolarità che mi cattura ogni volta. In questi anni sono fissata col turco, che ho iniziato a studiare semplicemente perché mi piaceva il suono (sì, sono strana). Mi piace fare l’uncinetto, riparare oggetti prima che finiscano in discarica, e passare serate con il mio gruppo di pensionati che amano parlare di tecnologia o lamentarsi di come sono cambiati i tempi e dei giovani d’oggi.

In cosa consiste il ruolo di Front-end Dev?

Professionalmente, lavoro principalmente in ambito frontend; nel tempo libero sviluppo software di ogni tipo (web, industriale, firmware… tutto ciò che comporta scrivere codice).

Non mi piace definirmi una full stack developer perché credo nella specializzazione e ho dedicato gli ultimi anni a specializzarmi nelle tecnologie web frontend, in particolare nell’uso di Angular.

Adoro questa frase detta da un imprenditore finanziario californiano: “Anything you learn, make sure you master that art. It's better to be a master at one thing instead of a jack of all trades, because when people say they’re a jack of all trades, it means they are failing at everything.” 

Penso sia una frase che si adatta bene in ogni ambito (sì, sono una fan delle frasi motivazionali).

Lavoro in una piccola realtà bresciana chiamata Atlantis.

Credo nelle aziende piccole, con poche persone impegnate e con un obiettivo comune. Mi piace conoscere il mio capo, pranzare insieme e conoscere ogni dinamica aziendale, piuttosto che essere un numerino in una grande multinazionale e non essere riconosciuta dal mio capo se ci incrociamo in corridoio.

Adoro contribuire alla community dev, italiana e internazionale. Lo faccio principalmente tenendo talk a conferenze piccole e grandi, ma anche tenendo workshop o attività di mentoring, sia sul codice che sulle carriere.

Come fare per diventare Front-end Dev e qual è la soft skill più importante che deve possedere chi ricopre il ruolo da Front-end Dev?

Come senior frontend developer, penso sia importante focalizzarsi su una tecnologia ben precisa, ma essere aperti a comprendere ed abbracciare i cambiamenti. Lavoriamo in un settore molto dinamico e le novità sono all’ordine del giorno.

Avere un background universitario sicuramente mi ha aiutato moltissimo, permettendomi di comprendere fino in fondo perché alcune cose funzionano in un certo modo.

Anche il cambio continuo dei framework che utilizzo quotidianamente, per quanto “moderni”, segue comunque delle regole evergreen che è bene conoscere prima di cimentarsi.

Un consiglio che do sempre ai junior è di non iniziare a lavorare subito con un framework ed evitare di trovare una strada semplice per iniziare a lavorare come developer. È facile trovare lavoro ed essere subito produttivi, ma si incontrano grandi ostacoli nell'evoluzione e la curva di apprendimento poi diventa davvero troppo ripida a volte.

La maggior parte di noi utilizza i social per parlare dei propri successi, ma la realtà è che siamo quel che siamo grazie al 90% dei nostri errori. Racconta il tuo più grande fallimento da quando lavori nel settore, che però ti ha reso ciò che sei.

Il mio percorso professionale non è stato lineare, anzi, è stato molto tormentato, soprattutto all’inizio. Non ho mai sognato di fare la programmatrice, anche perché non avevo idea di cosa significasse. Non ho ricevuto il mio primo pc a 5 anni come tanti dev raccontano, né sono mai stata un’appassionata di videogiochi o fumetti Marvel (o ogni interesse dello stereotipo dello sviluppatore).

Ho scelto di studiare ingegneria informatica più per curiosità e perché non mi piaceva altro, ma ho fatto molta fatica a capire dove mi avrebbe portato e quindi anche ad appassionarmi alle materie di indirizzo.

L’esperienza lavorativa mi ha davvero insegnato il “mestiere” e, dopo un po’ di alti ma soprattutto bassi, ho trovato la mia strada. Ora sono super convinta di aver investito in qualcosa che mi dà davvero tante soddisfazioni, sia professionalmente che personalmente.

Parlando di successi, qual è il tuo prossimo obiettivo? Quale ruolo vorresti ricoprire entro i prossimi 3 anni?

Non credo negli obiettivi a lungo termine; se sono più lunghi di 3 mesi li considero dei sogni e sono una persona troppo concreta e razionale per i sogni. Spezzo l’anno in piccoli periodi e cerco di pormi degli obiettivi a breve termine realistici e raggiungibili con l’impegno.

È molto gratificante per me vedere come piccoli obiettivi mi permettano di crescere a piccoli step e, guardando indietro, sono molto soddisfatta di quello che sono e che ho ottenuto fino ad oggi.

I prossimi obiettivi sono sicuramente continuare a crescere e restare aggiornata, ottenere una certificazione in particolare (non dirò quale per scaramanzia, ma auguratemi di farcela) e, ultimo ma forse più importante, l’obiettivo che mi sono posta di recente è di rallentare un pochino e pensare più al mio benessere fisico e mentale.

Conosci il tema gender gap in ambito STEM? Se sì, secondo te, come fare per superarlo? (Fai anche riferimenti a situazioni reali in cui hai avuto modo di fare la tua parte!)

Per quanto riguarda il gender gap, da donna lo sento in prima persona su tantissimi punti diversi in questo settore. Soprattutto all’inizio del mio percorso professionale, mi sono sentita spesso fuori posto o non la benvenuta in aziende 100% maschili.

Una volta sono stata addirittura scartata, nonostante avessi tutti i requisiti per ottenere il lavoro, perché l’azienda era costituita da soli uomini e si voleva mantenere questa situazione. Non sto parlando del medioevo, ma solo di pochi anni fa, purtroppo.

Sono problematiche che esistono e sono molto importanti, ma anche dal punto di vista sociale l’indirizzamento delle giovani donne a questo settore è ancora minimo. Nel mio piccolo, cerco di contribuire ad eventi che spronano le donne ad avvicinarsi a questo settore e anche nelle mie attività cerco di dedicare uno spazio alle donne. Ad esempio, nei corsi gratuiti che organizzo, nonostante siano a numero chiuso, riservo sempre dei posti extra dando precedenza a donne e studenti perché mi riempie il cuore vedere giovani donne interessate alla tecnologia.

Cerco di evitare e scoraggiare eventi solo per donne; capisco l’intenzione, ma secondo me anziché restringere il gap se ne forma uno ancora più grande. Non “ci” manca nulla, anzi, restare fuori permette solo di ingigantire dei pregiudizi che ci portiamo dietro da troppo tempo e che invece potrebbero essere eliminati facilmente.

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