Voglio diventare una... 3D Artist

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  • 2023-03-14 - 7 minuti
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Mi chiamo Asia Sassano, classe ‘93, vengo da Foggia e dal 2019 lavoro come 3D Artist in giro per l’Italia… per ora, il mondo è grande dopotutto!

Sono una persona che ha sempre cercato di realizzare i suoi sogni, mia madre mi ha sempre sostenuto, e quando avevo 8 anni tutto pensavo di fare tranne che questo, mi piaceva la scienza e l’arte, e pensavo di fare la chimica o la stilista.

Nel 2016 è arrivata l’illuminazione e ho iniziato questo percorso, tortuoso ma emozionante e soddisfacente.

Sono figlia d’artisti e questo mi ha portato vedere il mondo con occhi diversi, a cercare sempre quella cosa che rende speciale quello che vediamo e sentiamo.

In cosa consiste il ruolo di 3D Artist?

Ho sempre lavorato in Team, adoro confrontarmi con le persone, gli scambi di idee, trovare le soluzioni giuste, sfruttare le potenzialità di tutti per raggiungere un “fine comune” che soddisfi i desideri di tutti.

Come 3D Artist il mio ruolo è quello di rendere bello ed emozionante ciò che vediamo, con tutte le specifiche tecniche richieste.

Spesso il problema principale è dover ottimizzare senza perdere la parte estetica e funzionale, e personalmente è una cosa che adoro fare, mi piacciono le sfide!

Per quanto riguarda i passaggi più tecnici, di solito il processo inizia con moodboard e concept, in cui non sono proprio una cima ma la scuola che ho frequentato a Milano mi ha preparato anche in questo e infatti riesco a giostrarmi bene quando serve: parto dalle shape (un passaggio che adoro) e da lì cerco di tirare fuori qualcosa di… sensato.

Da qui parte la modellazione e la texturizzazione, personalmente mi sono specializzata nel creare ambientazioni e oggetti di scena, montare insieme il tutto abbinando colori e luci è una delle cose che più mi piace fare. Poi ci sono tanti altri ruoli nel mondo del 3D come chi si occupa di Character e chi unisce anche delle competenze da Programmer e diventa quello che si chiama Technical Artist.

Qual è la soft skill più importante che deve possedere una 3D Artist?

Oltre a tutte quelle competenze che ho citato prima, credo che un’altra da aggiungere sia sicuramente l’attenzione per i dettagli, aggiungere (o a volte togliere) particolari anche semplicemente con le texture cambia tanto l’aspetto finale del prodotto.

Poi sicuramente anche un senso estetico per le forme e i colori, curare il mood generale, mi è capitato di trovarmi ad avere a che fare con persone bravissime nel loro lavoro ma che poi facevano degli abbinamenti che non stavano né in cielo e né in terra, e a volte basta davvero poco per rendere bello quello che stiamo facendo.

La maggior parte di noi utilizza i social per parlare dei propri successi, ma la realtà è che siamo quel che siamo grazie al 90% dei nostri errori. Racconta il tuo più grande fallimento da quando lavori nel settore, che però ti ha reso ciò che sei.

Personalmente sono davvero pessima a farmi “pubblicità” sui social, sono una persona semplice e spero sempre che il mio lavoro parli per me.

Diciamo che grandi fallimenti al momento non he ho vissuti però ci sono state tante piccole lezioni di vita che mi hanno aiutato a diventare quella che sono: per esempio, all’inizio ci mettevo secoli per creare i modelli, perché passavo le ore a renderli perfetti, quando la perfezione non esiste.

Ho imparato che bisogna essere veloci e ottimali e tirare fuori pezzi unici anche in poco tempo.

Come fare per diventare una 3D Artist?

Vengo da una piccola città, che adoro, ma che spesso non ti dà la possibilità di guardare oltre alle solite opportunità; quindi, lavorare nel mondo dei Videogiochi era una cosa a cui non avevo mai pensato. Nel 2018 mi sono iscritta alla Digital Bros Game Academy che mi ha dato perfettamente tutte le basi di cui avevo bisogno, avevo un professore di 3D formidabile e molto paziente.

Consiglio sempre di informarsi bene e frequentare qualche corso, io ci ho messo un anno per scegliere la scuola giusta per me.

Mi è capitato di avere a che fare con persone che hanno studiato come autodidatte e non ho visto dei buoni risultati; molto probabilmente perché questo tipo di professione dipende dalle proprie esigenze e da quanta voglia hai di imparare. È quella che ti fa andare avanti!

Quando frequentavo le lezioni avevo costantemente la mano alzata per fare domande e non perdermi neanche un passaggio di quello che stavo imparando, ed è quello che consiglio sempre di fare.

Per quanto riguarda le certificazioni -purtroppo in questo mondo è molto relativo- c’è chi le richiede e chi no, l’importante è far vedere quello che sai fare.

Nel mio caso ho aspettato la fine del corso che ho frequentato per acquistare un buon computer per lavorare, ma con le tecnologie di adesso si può iniziare anche con qualcosa di basic: un po’ di pazienza e si possono creare dei bei progetti anche con poco, tutto sta a come vengono sfruttate le varie possibilità!

Parlando di successi, qual è il tuo prossimo obiettivo? Quale ruolo vorresti ricoprire entro i prossimi 3 anni?

Ultimamente mi sono resa conto che l’idea di diventare Leader del mio reparto sarebbe una bella opportunità per me: chissà, magari non 3 anni, ma vorrei arrivarci un giorno.

Mi piacerebbe trovarmi in una bella azienda dove ognuno ha il suo compito ed è proprio l’unione dei vari reparti che crea il prodotto finale, e questo mi affascina tantissimo.

Per i prossimi tre anni spero di crescere sempre di più, acquisire sempre più competenze e mi piacerebbe girare un po’ per il mondo, magari qualche studio fuori dall’Italia o dall’Europa: non mi spaventano situazioni nuove, anzi sento la voglia di dare vita a dei nuovi progetti al solo pensiero!

Conosci il tema gender gap in ambito STEM? Se sì, come fare per superarlo?

Fin da piccola, in qualsiasi ambito, mi sono sempre chiesta perché ci fossero tutte queste differenze sociali tra “maschi” e “femmine”: la forza, l’intelletto, i giocattoli, tutto. Crescendo non mi sono mai posta questi limiti, per me le persone sono solo persone, e questo mi ha portato a sapermi relazionare con tutti.

Spesso mi sono trovata in situazioni dove ero l’unica ragazza ma questo non mi ha mai fermato. Purtroppo anche in base a dove si cresce è fondamentale. Per arrivare dove sono arrivata io ho dovuto lottare più e più volte, anche solo per banali conversazioni come “ma sei femmina, devi fare questo e non quello” ma non mi sono mai sentita frustrata al riguardo perché ho sempre trovato il modo di controbattere in maniera logica, finché non sono entrata effettivamente nel mondo del lavoro, e ho visto, e vedo ancora adesso, individui del sesso opposto avere più attenzioni o semplicemente ricompense elevate di qualsiasi tipo, solo perché maschi. Spesso non vengo presa sul serio, e questo fa molto male.

Una volta mi è capitato, in un colloquio di lavoro, di sentirmi dire che “volevano un’artista donna perché le donne hanno quella marcia in più”, concetto che trovo del tutto sbagliato perché credo nella parità, sotto tutti i punti di vista.

L’incentivare le donne nelle scuole e tutte le altre grandi iniziative nel mondo esterno sono ottime per la società odierna, e, secondo me tutti noi, ogni giorno, nel nostro piccolo, possiamo cambiare questa situazione con molto altre iniziative.

Ogni passo in avanti che vedo nella società mi rende felice, ma siamo ancora molto indietro al riguardo.

Spero in futuro di poter vivere in un mondo dove le persone non verranno più classificate come femmine/maschi, neri/bianchi, queer/etero cis, ma semplicemente come esseri umani, tutti capaci in qualcosa, con il rispetto gli uni per gli altri.

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