Voglio diventare una... Game Designer

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  • 2022-06-28 - 5 minuti
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Mai sentito parlare dell’E3? Il suo sogno è quello di presentare un gioco di sua creazione: oggi parliamo con Giuliana, che di professione è una Game Designer.

Scopriamo subito quali competenze sono necessarie per entrare in questo mondo!

Descriviti in 100 parole

Ciao, sono Giuliana, ho 24 anni e ho un cane di nome Nana!

Il mio amore per i videogiochi nasce giusto 20 anni fa, quando i miei genitori mi regalarono il game boy, è stato amore a prima vista.

Mi sono laureata alla triennale d’informatica a Salerno, mentre ora sono iscritta alla magistrale informatica della Statale di Milano (manca poco per finire!).

Invece, per quanto riguarda il mondo gaming, sono più di sei anni che sviluppo videogiochi, mentre sono due anni che ho iniziato a farlo per lavoro da libera professionista! Sviluppo sia app VR/AR, che giochi :)

In cosa consiste il ruolo di Game Designer?

Il Game Designer è una figura importantissima per la costruzione del videogioco: deve creare il miglior videogioco che esista.

Io considero questa professione al pari di un registra di film.

Il Game Designer deve, come un registra, dirigere l’aspetto creativo del gioco, analizzando anche la fattibilità facendo analisi di mercato. Deve inoltre redigere e tenere aggiornato il “game design document”: in pratica deve scrivere tutto ciò che riguarda il gioco in tutte le sue sfaccettature. Inoltre, deve anche collaborare a stretto contatto con tutte le altre aree del team di sviluppo in modo tale da gestire e supervisionare il lavoro.

Oltre a fare questo, mi occupo soprattutto della parte tecnica, ovvero faccio da ponte tra la progettazione e la programmazione.

Qual è la soft skill più importante che deve possedere una Game Designer?

La soft skill più importante è la creatività.

Per me un Game Designer è un adulto che ha ancora l’immaginazione di un bambino: i bambini riescono a divertirsi creando giochi e storie dal nulla. Io mi diverto tantissimo a immaginare dei possibili giochi mentre svolgo qualche attività.

Ad esempio, un’idea che sto sviluppando, mi è venuta mentre facevo escursione in bicicletta, appena tornata a casa sono stata ore a scrivere!

Ma ovviamente è importante avere ottime capacità comunicative per riuscire a collaborare con il team.

La maggior parte di noi utilizza i social per parlare dei propri successi, ma la realtà è che siamo quel che siamo grazie al 90% dei nostri errori. Racconta il tuo più grande fallimento da quando lavori nel settore, che però ti ha reso ciò che sei.

Un mio fallimento recente è avvenuto qualche tempo fa. Ero in team con altri ragazzi ed ero l’unica donna. Non riuscivo a farmi valere e mi scontravo sempre perché le mie idee venivano sempre contestate, per poi essere utilizzate.

Ad un certo punto del progetto non venivo più considerata, ogni mia aggiunta al progetto veniva cancellata o modificata senza essere avvisata, quando portavo questo problema a tavolo non venivo presa in considerazione.

Per me è stato molto umiliante; mi reputo una ragazza forte, ma in quella occasione dove ero io contro tutti, mi sono sentita piccola, per questo ho giurato a me stessa che non devo più subire comportamenti del genere.

Come fare per diventare una Game Designer?

Le strade sono diverse, in Italia ci sono dei corsi/accademie che ti permettono di studiare per questo lavoro.

Ma la cosa importante è sviluppare videogiochi.

Come faccio a reputarmi un game designer se non ho mai fatto un gioco?

Bisogna rimboccarsi le maniche e sviluppare, tanto e cose diverse!

Per quanto riguarda il mio percorso di studi è molto tecnico, come dicevo prima, mi sono laureata in informatica, sono nata “programmatrice” per poi seguire il percorso “progettazione di videogiochi” alla statale di Milano, dove ho continuato ad arricchire il mio background informatico, ma ho anche studiato il design e sviluppato videogiochi.

Parlando di successi, qual è il tuo prossimo obiettivo? Quale ruolo vorresti ricoprire entro i prossimi 3 anni?

Bella domanda! Ho la mia “to-do list” da completare entro i 26 anni. È tra le tante (forse troppe) cose da fare comprende trasformare il mio lavoro di libera professionista in una azienda e presentare un gioco all’E3. Devo rimboccarmi le maniche!

Conosci il tema gender gap in ambito STEM? Se sì, come fare per superarlo?

Al mio primo anno di università mi sono scontrata con questa triste realtà.

Nella mia classe (più di 200 studenti) noi donne ci contavamo sulle dita di una mano.

Ci sono fin troppi pregiudizi e convinzioni tossiche, che purtroppo ho dovuto (e a volte capita ancora oggi) subire in prima persona, ho dovuto farmi forza e rispondere a dovere, ma non è stato sempre facile, ma in determinate situazioni ho trovato la forza grazie ad altre donne.

Nel mio piccolo scrivo di qualche situazione che mi è capitata, ma come sempre quando qualcuno si espone sui social, ho dovuto leggere molte critiche del tipo “vuoi farti solo notare”, “post acchiappa like”, e commenti del tipo “è risaputo che determinati lavori sono per uomini”.

Ma ho anche ricevuto di messaggi bellissimi, soprattutto da parte delle ragazze che hanno paura a lavorare in questo mondo e che con le mie parole hanno trovato un po’ di forza. Per superarlo quindi occorre scrivere e parlare per sensibilizzare quanto più possibile.

Ma ricordiamoci una cosa: il nostro mondo STEM non ha genere, è libero e aperto a tutti.

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