Voglio diventare una... R&D Director

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  • 2022-10-11 - 6 minuti
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Ottobre è il mese rosa per la prevenzione dei tumori femminili, e non potevamo non parlare di questa super donna: Rosilari Bellacosa è R&D Director di Syndiag, che sfrutta l’intelligenza artificiale per evidenziare la presenza di cancro ovarico nelle immagini ecografiche.

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Sono Rosilari Bellacosa, pugliese di origine ma trapiantata in Veneto da un bel po’. Ho studiato neuroscienze e all’inizio ho seguito la carriera accademica in questo ambito: ho conseguito un dottorato e per quattro anni mi sono guadagnata da vivere addestrando ratti.

La carriera universitaria però non era nelle mie corde e, dopo molte riflessioni, ho lasciato l’università e ho cercato progetti che mi permettessero di continuare a fare ricerca e di utilizzare tecnologie all’avanguardia, e che fossero anche sfidanti.

E quale progetto migliore di una startup in medtech! Nel 2018 ho avuto la fortuna di conoscere i miei attuali soci, Daniele Conti e Federica Gerace, e assieme abbiamo fondato Syndiag.

In cosa consiste il ruolo di R&D Director?

In Syndiag usiamo l’intelligenza artificiale per evidenziare la presenza di cancro ovarico nelle immagini ecografiche.

L’attività di ricerca è quindi focalizzata sull’AI: in una giornata tipo, il team coinvolto in un progetto utilizza la letteratura scientifica dell’ambito per testare soluzioni e sviluppare i cosiddetti POC (proof of concept, prototipi).

Un filone di progetti si focalizza poi sulla valutazione clinica dei prodotti che sviluppiamo, allestendo veri e propri esperimenti per valutare l’utilizzo dei prodotti da parte de* medic*.

Syndiag è una startup early stage, con un team limitato. Io mi occupo di delineare le attività e di gestire il team, ma partecipo anche attivamente alla ricerca (scrivo codice anche io), e alla scelta delle tecnologie da utilizzare nel passaggio dalla POC al prodotto, un’attività più da CTO.

Qual è la soft skill più importante che deve possedere una R&D Director?

Ce ne sono tante, sicuramente le abilità interpersonali e di comunicazione sono fondamentali nella gestione del team. Anche le competenze di project management sono importanti, soprattutto in una startup con risorse limitate.

A mio avviso, però, la capacità di problem solving è una caratteristica immancabile, ed è alla base di una startup innovativa: creiamo prodotti che rispondano a un bisogno davvero sentito dall’utente.

Mi piace pensare alla R&D come a un puzzle, per cui serve conoscenza, creatività, capacità di adattarsi velocemente e di affrontare i problemi (che si presentano spesso).

La maggior parte di noi utilizza i social per parlare dei propri successi, ma la realtà è che siamo quel che siamo grazie al 90% dei nostri errori. Racconta il tuo più grande fallimento da quando lavori nel settore, che però ti ha reso ciò che sei.

È difficile rispondere a questa domanda, perché il lavoro in startup insegna a cercare sempre di salvare il salvabile.

Tuttavia ho vissuto come un fallimento la scelta di lasciare università, perché avevo la sensazione di non essere stata all’altezza di quella carriera e al tempo stesso di aver perso anni preziosi per costruire una carriera al di fuori e che ormai fosse troppo tardi.

Ho superato il momento parlando con persone che avevano fatto la stessa scelta e che mi hanno fatto capire che si può cambiare percorso, non è la fine del mondo, e anzi è addirittura possibile sfruttare quanto imparato in un ambito nell’ambito successivo.

Banalizzando, la morale per me è che siamo pien* di risorse. Il lavoro è importante e ci può appassionare, ma resta un lavoro, e un “fallimento” sul lavoro non determina il nostro fallimento come persone.

Come fare per diventare una R&D Director?

Premetto che la mia attività si svolge in una startup con un team limitato e con forte vocazione alla ricerca, nella quale prodotto e R&D si parlano molto, per cui si sovrappone spesso con quella di un CTO.

Serve ovviamente forte competenza di dominio: per Syndiag è fondamentale l’interazione con medic espert** e la conoscenza degli algoritmi di computer vision.

Nella mia esperienza, una formazione alla ricerca è anche necessaria. E’ importante anche avere competenze di gestione di progetti.

Parlando di successi, qual è il tuo prossimo obiettivo? Quale ruolo vorresti ricoprire entro i prossimi 3 anni?

Da co-founder, gli obiettivi di crescita professionale si affiancano agli obiettivi di crescita dell’azienda.

Gli obiettivi economici sono raggiungibili attraverso l’offerta di un prodotto funzionante e all’avanguardia, che a sua volta è il risultato di un team competente, ben affiatato, ed efficace.

I miei obiettivi professionali mirano quindi alla crescita del team che supervisiono, di numero e di competenze. Mi aspetto che il mio ruolo diventi sempre meno operativo, e somigli sempre più a quello di un CTO “tradizionale”, con una forte componente strategica e meno scrittura di codice in Python!

Conosci il tema gender gap in ambito STEM? Se sì, come fare per superarlo?

Come tutt*, probabilmente ho assistito a esempi di gender gap in STEM già a scuola, quando i ragazzi venivano premiati di più per i loro successi in matematica (a me per esempio avevano caldamente consigliato un percorso umanistico).

Ho acquisito una visione più consapevole durante il percorso accademico: neuroscienze è un ambito interdisciplinare, ma le ragazze arrivano spesso da psicologia e biologia, considerate “da femmina”, mentre abbonda di ingegneri e fisici.

È un tema che, anche per storia personale, mi sta molto a cuore. In Syndiag incentiviamo la presenza di donne in ruoli molto tecnici, a oggi abbiamo un team “sbilanciato in positivo” per genere.

Siamo inoltre due donne su tre fondatori, e la mia socia Federica Gerace e io siamo a capo dell’intera divisione tecnologica dell’azienda. Assieme ad altr* professionist* lo scorso anno ho anche co-fondato un’associazione (CD5050) che ha l’obiettivo di avvicinare le ragazze al coding.

Organizziamo workshop nelle scuole superiori in varie città, e invito a contattarmi chi fosse interessato a partecipare!

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