Come genitore, come dev

Come genitore, come dev.
Premessa
Questo articolo è stato scritto a quattro mani da Serena Sensini e Michael Di Prisco, entrambi genitori, con lo scopo di condividere con altre persone che fanno questo mestiere le frustrazioni, le sfide e le gioie quotidiane nell’essere genitori e dev.
Una copia di questo articolo è presente anche nella newsletter “Debug”.
Come genitore, come dev.
[SERENA]
Essere una professionista sempre sul pezzo è già una fatica, visto che ormai non fai in tempo a sbattere le palpebre che qualcuno ha già pubblicato un nuovo framework che è al centro di tutti i post su LinkedIn. Mettici anche il tempo che, nel diventare genitore e quindi, nel moltiplicarsi, non si moltiplica. Il tempo è sempre quello, sono solo 24 ore, di cui (forse) 5-6 dedicate a dormire, 8 (almeno) a lavorare, il resto è “naturale” che debba essere suddiviso in maniera equa. Ma qual è l’equilibrio?
Una volta, l’equilibrio era prendermi del tempo per leggere un bel romanzo, per preparare quel dolce che ho visto su Instagram e che sembra buonissimo, o prenotare un weekend fuori a Berlino con mia sorella.
La vita, però, è fatta di priorità che cambiano, si evolvono, assumono forme diverse, ogni giorno.
Sarei un’ipocrita nel dire che per me mia figlia è al centro. Mia figlia non è il centro di tutto, mia figlia è la motivazione principale per cui lavoro sodo -non nel senso stretto- per vivere in un mondo migliore, è la motivazione per cui cerco di essere un genitore migliore, consapevole, più informato, che legge millemila libri sperando di essere all’altezza, anche se, parliamoci chiaro, sbaglieremo e sbaglierò tutto.
Sono quel tipo di persona che ha avuto una forte difficoltà nel ritrovare sé stessa dopo la gravidanza, perché Serena è un’ingegnera informatica con una forte ambizione professionale, una forte voglia di carriera, che però fino a qualche tempo fa combatteva con un grande demone: la paura di far parte di quel bacino di madri davanti a un grosso bivio e il grande senso di colpa per il tempo sottratto a mia figlia per via del lavoro. Perché quel secondo che rispondo a un messaggio che arriva dal lavoro, oppure ho in testa ancora quel problema che non sono riuscita a risolvere e che sento il bisogno di risolvere, è tempo che sottraggo al “presente”.
Nel corso del tempo, ho anche imparato che però questo senso di colpa è anche un modo di riconoscere che io, come persona, continuo a esistere, a esserci, e che non ho smesso alla sua nascita: mi sono “evoluta”, e ora ho più obiettivi di prima. Voglio essere una professionista migliore, presente, di valore, ma anche un genitore presente, amorevole, che possa dare il massimo per i suoi figli -come tutte le persone-. Voglio che mia figlia veda che essere una persona, essere realizzata, non è un compromesso né un bivio di fronte al quale dover prendere una sola direzione, ma piuttosto vederlo come un incrocio che fa parte di una grande e lunga strada, non senza dossi, che però può avere una bellissima destinazione. Non sono più la persona di prima, ma sono comunque lei, quella che deve ricordarsi di preparare la borsa prima di un evento e mettere i gadget del blog in borsa, e anche di preparare un cambio per la scuola di mia figlia.
L’equilibrio è un filo sottile, ed è un lavoro continuo. Ma si trova, soprattutto quando ci si (ri)trova come esseri umani. Come persone, prima dell’essere genitori.
[MICHAEL]
Sto scrivendo queste parole mentre i miei due bambini, 3 anni il primo, 4 mesi il secondo, dormono profondamente. E questo è uno dei pochi momenti nella mia giornata in cui posso dedicarmi a ciò che piace a me e a me soltanto, piuttosto che a ciò che è giusto fare.
Come genitore, e come dev, la vita si aspetta dei sacrifici da me, dalla mia passione - l’informatica -, dalla mia voglia di provare l’ultimo framework, di provare il nuovo modello, di guardare quel talk super interessante.
Come genitore, e come dev, spesso devo scendere a compromessi, decidere che quel giorno, quella feature non la chiuderò, perché devo andare a fare la spesa.
Come genitore, e come dev, so bene che Lorenzo, il grande, interromperà il mio flow di continuo, non permettendomi di risolvere quel fastidioso bug che mi perseguita da giorni, perché “Papà, guarda, sono Spider-Man” a quanto pare può essere ripetuto più di 100 volte al giorno, e come genitore, la sorpresa deve rimanere costante.
Come genitore, e come dev, tutto questo è frustrante, e non mi vergogno ad ammetterlo. Alle volte vorrei solo aprire il mio IDE e cominciare a far viaggiare veloci le dita, sviluppare, produrre idee, algoritmi, funzionalità, ma non posso, perché quando hai figli, loro hanno la priorità, loro hanno bisogno di te, non possono andare a dormire da soli, non possono curarsi da soli se hanno la febbre, non possono prepararsi da soli da mangiare. E il tuo side-project divertente, caro il mio lettore, non ha alcuna priorità.
E non c’è da vergognarsi, se alle volte vorresti mollare il colpo e allontanarti. Non per sempre, no, solo per qualche minuto. Isolarti, diventare un tutt’uno con il monitor, proprio come facevi prima.
Prima, quando non bisognava alzarsi alle 3 del mattino per cambiare un pannolino. Prima, quando sterilizzare biberon non era l’attività più impegnativa della tua giornata. Prima, quando lo spannolinamento era un termine divertente che non ti riguardava. Prima, quando potevi andare a dormire semplicemente perché ti andava di farlo.
Prima non c’è più, e può far paura. Ma sappi, tu che stai leggendo, che la frustrazione che alle volte provi, deriva da una passione. La passione per questo lavoro e per ciò che questo lavoro significa per te. E siamo qui a darti qualche pacca sulla spalla e un paio di consigli, speriamo buoni, per aiutarti in questo fantastico roller coaster di emozioni.