Crescere come professionista, e come genitore

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Crescere come professionista, e come genitore

Premessa

Questo articolo è stato scritto a quattro mani da Serena Sensini e Michael Di Prisco, entrambi genitori, con lo scopo di condividere con altre persone che fanno questo mestiere le frustrazioni, le sfide e le gioie quotidiane nell’essere genitori e dev.

Una copia di questo articolo è presente anche nella newsletter “Debug”.

Come genitori, come dev

[SERENA]

Marzo 2023, test positivo. Il primo pensiero che mi passa per la testa è: “e ora, come faccio con il lavoro?”

Sono abbastanza certa, anche se non ho dati alla mano, che questa sia una delle affermazioni che 8 donne su 10 pronunciano di fronte a una notizia (così bella) come questa. La sua origine è generata dall’ansia di non riuscire più ad avere lo stesso tempo da dedicare al lavoro, alla propria crescita professionale nonché alla propria realizzazione.

Bada bene, questo non è un must, non tutte le persone devono avere come unico obiettivo quello di realizzarsi professionalmente: il bello di un mondo più “sano” sta nel fatto di poter scegliere, che sia stare a casa e crescere la propria famiglia o, al contrario, dedicarsi anche al lavoro.

Nel mio caso, il mio contributo nel settore #tech è sempre stato motivo di soddisfazione personale: creare, risolvere problemi, progettare, mi appaga. Partecipare agli eventi del settore per condividere le esperienze di altri/e professionisti/e, magia pura. Tanto bello che al mio sesto mese di gravidanza, in un momento particolarmente florido della mia carriera, sono salita come MC sul palco del KCD Italy a Milano, lavorando da mattina a sera senza mai stancarmi (davvero!), perché avevo in corpo una forza che valeva per due.

Poi, nel giro di qualche giorno, ho visto tutto questo sgretolarsi, quasi fino a scomparire, nella paura che il corpo (e la mente) non avrebbero retto. E, in effetti, è stato così.

A novembre 2023 nasce mia figlia, Corinna, e con me nasce una depressione profonda, diagnosticata nel giro di qualche settimana. Cado in un buco profondissimo, così nero che a volte la parte razionale che è in me ha temuto di non tornare più. La psicoterapia mi ha salvata (così come la mia famiglia), prima che fosse troppo tardi, nonché una buona dose di forza interiore nel voler ritrovare “me”.

Non si torna mai più le stesse persone, la genitorialità (e il parto) creano isolamento, si può provare una solitudine che non è lontanamente immaginabile. Tutto questo, unito alla paura del “come farò?” sul lavoro, perché il desiderio (in me) di crescita era fortissimo, e sentivo il bisogno di essere felice, realizzata ed essere di esempio per mia figlia, e per tutte le ragazze che ne sentono il desiderio, di affermarmi come persona e professionista.

Tornando indietro nel tempo, quando ho comunicato al mio responsabile la mia gravidanza, ricordo bene che la frase fu: “ma è una notizia bellissima! Vedrai quanto crescerai, come professionista e come genitore”. E così è stato.

Essere genitore ti fa crescere anche come professionista. Gestire tempistiche più stringenti, aumentare la produttività in quel “poco” tempo che hai, organizzare bene il tuo lavoro, autonomia e indipendenza, sono tutte soft skill sottovalutate e proprie di una figura senior consolidata che ti servono anche sul lavoro.

E così si va avanti, si usa ogni occasione di sfida e confronto per crescere e tirare fuori quello che, anche se invisibile, già c’è: una persona con obiettivi, coraggio e talento che può e deve emergere.

Crescere come professionisti e come genitori si può, e si deve. Perché un genitore felice, rende felice i propri figli.

[MICHAEL]

Scrivo questo articolo mentre mio figlio, in braccio, fa un pisolino che spero duri abbastanza per esprimere il mio pensiero.

No, niente, si è svegliato. Riprovo più tardi.

Lorenzo, il grande, è nato in un momento molto particolare della mia vita. Lavoravo in un’azienda tossica dal quale non vedevo l’ora di andarmene. E quando si è presentata l’occasione, l’ho fatto, e da quel momento ho deciso che la priorità sarebbe stata mio figlio e la mia famiglia, e che il lavoro sarebbe sempre stato al secondo posto.

È stato facile? No. Ne è valsa la pena? Il futuro lo dirà, per ora mi sento di dire di sì.

Ma quindi, come si rimane “professionisti”, e come si può crescere in tal senso?

Beh, nel mio caso i figli sono stati una manna dal cielo. Da inizio 2024 sono passato da developer a manager, e lavoro come Tech Lead. La pazienza deve essere un must, esattamente come la capacità di “far sbagliare tuo figlio quando lo sbaglio è innocuo, ma trattenerlo quando si sta per lanciare da un burrone”. E avere due figli così piccoli mi ha aiutato nello sviluppare la pazienza, la comprensione, la visione da differenti punti di vista, e sono sicuro che ad oggi sarei ben più impreparato a questo lavoro senza di loro.

Ecco quindi che, se proprio dovessi tirare fuori una “perla” da condividere, essere genitori ci impone di individuare le opportunità di crescita come professionisti, cercando di fare pratica anche al parco, mentre si prende un gelato, quando si racconta una storia prima di andare a dormire.

Ho imparato a gestire meglio le scadenze, ho capito cosa veramente fosse di valore e cosa una perdita di tempo, ho sfruttato strumenti e ottimizzato processi fino al midollo perché tempo e testa non erano più sufficienti per fare tutto “alla vecchia maniera”.

Riprendo il punto di Serena, perché spesso sono d’accordo con lei, ma in questo caso ancora di più: Crescere come professionisti e come genitori si può, e si deve. Perché un genitore felice, rende felice i propri figli.

Beh, che dire, i miei venti minuti d’aria li ho fatti, ora si torna ad occuparsi della casa. Chissà che magari il carico di questa lavastoviglie possa farmi scattare una lampadina su come gestire un sistema distribuito.

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