Dietro il tech con Francesco Corti

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Oggi parliamo di innovazione con Francesco Corti, Product Manager in Docker Inc., con una lunga esperienza nello sviluppo di prodotti software in ambito internazionale.

Qual è stata la sfida tecnologica più significativa che hai affrontato di recente?

Se dovessi indicare l’area più “interessante” o “potenzialmente impattante” del momento, punterei sugli Inference Engine (motori di inferenza) per l’esecuzione di Large Language Models (LLMs) nelle applicazioni di GenAI. In particolare mi sono rivolto ai modelli ridotti in dimensione (ma non parliamo di Small Language Model - SML), che ricevono una crescente attenzione e sono in forte evoluzione. Questa è sicuramente una delle mie maggiori priorità recenti.

Tutti parlano di AI (anche troppo), in molti sviluppano applicazioni (Gen)AI, in pochi fanno applicazioni (Gen)AI da portare in produzione, in pochissimi ancora usano modelli locali e ne capiscono vantaggi e potenzialità.

È comprensibile: ci vorrà ancora un po’ di tempo, ma presto queste proporzioni cambieranno.

Quale tecnologia o strumento ha avuto il maggior impatto nel tuo lavoro quest’anno?

Devo ancora parlare di AI.

La mia adozione dell’AI è iniziata con l’intento di sostituire interamente il mio lavoro in ambiti come la programmazione (vibe-coding), la documentazione, l’analisi di dati e la creazione di strategie di prodotto.

È stato un errore attribuire all’AI capacità “senzienti”. Ho rapidamente corretto la rotta, riconoscendola come uno strumento eccellente per automatizzare le attività più noiose, operando sempre sotto la mia guida.

Attualmente, l’AI potenzia la mia velocità e affina la mia comunicazione. Essendo il mio lavoro svolto interamente in inglese, l’assistenza dell’AI nel migliorare l’efficacia della scrittura è per me inestimabile.

Che consiglio daresti a chi sta iniziando ad adottare questa tecnologia?

Provatela, capitela, usatela.

Provatela perché è una rivoluzione, anche se non come veniva descritta fino a poche settimane fa (la sostituzione dell’uomo in molte attività).

Capitela perché l’AI è potentissima, ma non pensa (almeno quella attuale). L’errore che ancora vedo fare è quello di attribuire all’AI poteri “umani” e “senzienti” e giudicarla per le sue incapacità e manchevolezze invece che per le sue potenzialità, peraltro ancora non totalmente comprese.

Usatela perché entrerà nelle nostre vite (lavorative e non) e quindi ignorarla potrebbe essere un errore che vi esclude dall’inevitabile progresso.

Concordo con i più nel ritenere che il lavoro e le vite delle persone nell’uso della tecnologia cambieranno con l’avvento dell’AI, ma non perché “penserà” al posto nostro. L’AI è una tecnologia e come tale andrà impiegata.

Pensate alle nostre vite prima dell’avvento del telefonino o internet (per quelli come me che sono vecchi abbastanza): prima era diverso (meglio? peggio?) e quindi occorre imparare ad usarla ed utilizzarla al meglio.

Come immagini l’evoluzione futura del tuo settore nei prossimi 3-5 anni?

Immagino un modo di lavoro diverso e dei prodotti tecnologici diversi.

Immagino che chi sviluppa userà massicciamente l’AI (cosa che sta già avvenendo, ma siamo solo all’inizio) per lavorare meglio, cioè più efficacemente e velocemente. Ma questo non impatterà solo chi sviluppa, ma anche le persone di prodotto -come sono io- e molti altri. Credo che anche la vita quotidiana sarà impattata con prodotti software (e non) che saranno capaci di cose che oggi sono semplicemente impossibili.

Credo inoltre che i prodotti (software e non) che saranno creati saranno più “umanizzati” (ma non umani) con modalità di interazione più simili alla nostra e capacità di prendere (semplici) decisioni in modalità più autonoma (ma non totalmente autonomi).

Per essere chiari, non ho mai creduto che l’AI sostituirà le persone nel loro lavoro, ma dietro ogni evoluzione come questa, credo che ci saranno dei cambiamenti. Forse alcuni tipi di lavoro verranno eliminati perché sostituibili dalla nuova tecnologia, forse ci vorranno meno persone per fare quello che si fa oggi, ma credo anche che si apriranno nuove opportunità che secondo me non vediamo ancora.

C’è un’esperienza o aneddoto personale dietro a un successo tecnico che vuoi condividere?

Ciò che vorrei condividere è una convinzione che ho maturato dopo diversi anni di esperienza in aziende di prodotto (internazionali), a seguito di tanti tanti anni spesi nella consulenza prevalentemente in italia.

La mia convinzione è che ciò che fa un prodotto di successo, ha sia una componente tecnica che una componente umana.

Un prodotto è di successo se è tecnicamente fatto bene, se ha market-fit, se ha sostenibiità economica… e un sacco di ottime qualità “tecniche” indiscutibili.

Ma un prodotto è di successo se il team di persone che lo realizza, promuove, cura, evolve, è un “ottimo team”.

Cosa fa di un team un ottimo team? Non ho dubbi: le persone.

Dopo tanti anni di lavoro, ciò che amo di più della tecnologia è l’aspetto “umano” che c’è dietro.

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