Side-project e tempo libero

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Premessa

Questo articolo è stato scritto a quattro mani da Serena Sensini e Michael Di Prisco, entrambi genitori, con lo scopo di condividere con altre persone che fanno questo mestiere le frustrazioni, le sfide e le gioie quotidiane nell’essere genitori e dev.

Introduzione

Chi fa questo lavoro lo sa: abbiamo mille idee, duecento side-project, cinquanta cose da fare e zero tempo a disposizione. Quando arrivano i figli, poi, quel numero riesce addirittura a diventare negativo! Ma quindi, come fare senza impazzire?

Come porti avanti i tuoi side-project?

[SERENA]

Questa è una delle cose che mi viene detta più spesso: “ma come fai a fare tutto?”. La cosa assurda è che per me la risposta è così naturale quanto banale: lo faccio perché ci tengo. “Rubarmi” quel tempo necessario a coltivare la mia passione non è mai stato facile, perché come genitore sembriamo essere programmati biologicamente per sentirci in colpa se non passiamo 24 ore su 24 a pensare ai nostri figli e dedicargli ogni attenzione.

Ricordo molto bene una frase che mi disse la psicoterapeuta qualche tempo fa: “il genitore felice è una persona che sa quando è il momento di essere egoista e mostrare ai propri figli la versione migliore di sé”. Io, per esempio, quando ho un progetto in mente, mi ci butto a capofitto, e sono capace di passare giorno e notte per settimane a costruire e montare quello che ho pensato.

Un po’ com’è successo con Corinna.app: ho tenuto questo progetto nel cassetto per anni -non scherzo- per poi dirmi che invece era il momento di creare qualcosa per me, e che rendesse felice anche mia figlia. Un modo per catartizzare dei ricordi e renderli costruttivi.

Dunque, tornando al discorso principale, portare avanti dei side-project non è facile, visto il poco tempo a disposizione, ma è necessario. Perché? Intanto perché sono una fase estremamente creativa per me professionista: provare quella nuova libreria/framework di cui parlano tutti, scrivere una guida per quel problema su cui ho sbattuto la testa per giorni, così come partecipare agli eventi del settore, sono tutte cose che contribuiscono a rendermi la persona che sono. Non solo la professionista, ma proprio l’essere umano.

Per quanto possa sembrare estremo, non ho mai apprezzato chi dice “eh, ma non ho tempo”, oppure “non ho avuto modo di entrare nel merito”, il tutto a giustificare l’assenza di miglioramenti o crescita professionale. Lavorare in questo settore è faticoso, l’abbiamo detto più volte, e formarsi è necessario, ma ancor di più è necessario distinguersi e mostrare le proprie competenze soprattutto in un momento storico in cui l’accesso al settore è amplificato enormemente.

In effetti, se penso alle persone che in questo campo fanno la differenza, i primi nomi che mi vengono in mente sono sempre quelli di persone che contribuiscono a progetti open source, che portano avanti un blog, un canale YouTube o che, in qualche modo, hanno un proprio progetto e lo portano avanti con fierezza, con costanza, nonostante la fatica che questo comporta. Perché lo fanno, e perché lo faccio io? Per essere sempre sul pezzo, per essere più di un granello di sabbia nel mare della tecnologia, per apportare valore e cambiamento in un settore così complesso.

[MICHAEL]

Chi mi conosce scherzando mi dice che ho trovato la formula magica di allungare a 48 le ore della giornata. La verità è che ho imparato a gestire i miei progetti secondari dedicandogli il minimo tempo necessario a mantenere la qualità che vorrei.

Le newsletter le scrivo in momenti di focus, che ho circa una volta al mese, in cui entrambi i figli sono con mia suocera - santa donna - e in quelle ore produco consecutivamente contenuti a rotazione, partendo da appunti e spunti che mi salvo durante le giornate. In una giornata tipo, sono in grado di scrivere anche 30 articoli, e considerato la cadenza delle mie quattro newsletter e degli altri contenuti che pubblico, parliamo di circa 2-3 mesi di contenuti. Anche qui, la GenAI mi supporta quanto basta. Io scrivo il contenuto e poi chiedo di rimuovere ripetizioni e termini desueti, mantenendo la struttura e i significati intatti. Un prompt, 10 secondi di elaborazione, e mi trovo un contenuto identico al mio al 99%, ma migliorato di quell’1% necessario a non farlo sembrare troppo amatoriale.

Il Libro Open Source mi occupa pochi minuti al giorno, tendenzialmente durante la pausa caffè, essendo ormai maturo e ben rodato.

I miei articoli personali, i progetti Open Source ed eventuali altre attività hanno il mio tempo solo quando questo è possibile. Cosa intendo? Che se per 2-3 settimane non scrivo alcun contenuto per il mio blog o non lavoro a progetti Open Source, pazienza, recupererò appena il tempo arriverà.

Ho mille idee che mi passano per la testa, ma non posso realizzarle tutte, ecco perché ho imparato a scrivere appunti e note, per poi usarli quando il momento sarà opportuno. Se oggi riesco a produrre contenuti per le mie newsletter per i prossimi sei mesi, beh, avrò 180 giorni di tempo libero, mica male! Hai delle valvole di sfogo?

[SERENA]

.Ognuno ha le proprie, e direi che sono fondamentali. Per me sono la lettura, la cucina e ultimamente i docu-crime. Leggere mi aiuta a viaggiare con la mente, e sono una di quelle lettrici che ha toccato quasi ogni genere letterario (romanzi rosa, non mi avrete mai), così come l’interesse per le serie TV che riportano a fatti reali. Ho sempre avuto la passione per la società e la mente umana e a volte capire come si entra in alcuni vicoli bui mi aiuta a comprenderla meglio.

Devo dire che, nei momenti in cui mi ritrovo davanti a dei problemi complessi, spesso una passeggiata all’aria aperta mi aiuta a schiarire le idee. Più di una volta è successo che passassi ore davanti lo schermo a cercare di risolvere un problema e che la soluzione arrivasse solo dopo aver percorso qualche centinaio di metri sotto casa, passeggiando con il cane. Mi chiedo cosa faccia la mente a riposo con i processi in background…

Staccare dalla quotidianeità è fondamentale, così come lo è fare qualcosa che ci piace e che ci dà davvero l’opportunità di “rilassarci”. Che sia una birra con gli amici o una passeggiata, qualsiasi cosa serve, per non avere la mente h24 a risolvere problemi.

[MICHAEL]

Certo che sì. Non mi vergogno ad ammettere che le mie pause bagno sono degne di una ricerca scientifica. Scherzi a parte, prendo spesso delle pause più lunghe del necessario, e quelli sono veramente i miei momenti di svago. Guardo qualche video su YouTube, mi godo dieci minuti di una serie su Netflix, faccio una partita a Polytopia (Non ci avete mai giocato?! Beh, fatelo!), scrivo qualche appunto su idee e progetti che mi saltano per la mente, insomma, qualsiasi cosa che non sia lavorativa. Se dovessi dare un numero, direi 45 minuti al giorno, tra pause e passeggiate con la mia cagnolina.

Spesso, quando cammino, ascolto podcast - principalmente di attualità - o telefono ad amici ed ex colleghi, per far vagare la mente e, perché no, chiedere qualche buon consiglio. Questo tempo mi permette di non impazzire e non vivere solamente di lavoro.

Una nota: Alle volte impongo a me stesso uno stacco, anche se non vorrei o preferirei lavorare / studiare. Se credo di aver studiato e fatto abbastanza nei giorni precedenti, mi forzo a fare una passeggiata più lunga, a guardare un film o a cercare qualche svago, perché più di una volta mi è capitato di infilarmi in un tunnel di studio e lavoro dal quale è stato difficile uscire, perché la nostra passione ci porta anche a questo. Non è sbagliato, di per sé, amare il proprio lavoro, ma sfogarsi e pensare ad altro è non solo sano, ma necessario, sia per noi che per le persone che ci stanno attorno.

A proposito, ho dedicato già abbastanza tempo a scrivere queste parole, vado a farmi una partita a Polytopia, ciao!

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