The Playlist - Quello che non sapevi su Spotify

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  • 2023-01-12 - 4 minuti
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Qualche mese fa è uscita su Netflix la serie “The Playlist”, che racconta in 6 appassionanti puntate la storia di Spotify e di come un piccolo -inizialmente- gruppo di svedesi riescono a rivoluzionare il mondo della musica con un prodotto che oggi è utilizzato da milioni di persone.

Ma cos’è che la rende così interessante?

La storia

La narrazione parte da ognuno dei protagonisti della celebre app, e la serie si apre con il punto di vista di Daniel Ek, ossia il creatore di Spotify: dopo essere stato scartato da Google, decide di aprire una compagnia chiamata Tradera: si tratta di un e-commerce che poi venne acquistato da Ebay nel 2006.

Dopo aver venduto questa prima compagnia, ne apre un’altra, chiamata Advertigo, un motore di ricerca con pubblicità online, venduta per una cifra da capogiro. Ek comincia dunque a farsi strada nel mondo dell’imprenditoria con i suoi prodotti e le sue idee, anche se quella veramente rivoluzionaria tarderà ancora un po’ ad arrivare.

Dopo aver infatti assunto il ruolo di CEO di μTorrent, un sito di streaming di contenuti multimediali, inizia a maturare la sua idea: creare una piattaforma di streaming per la musica dove sia gli artisti, sia le case discografiche, abbiano il loro guadagno, sfruttando soprattutto l’esperienza maturata con Advertigo per alimentare la piattaforma tramite la pubblicità.

In questo progetto un ruolo chiave è detenuto da Martin Lorentzon, imprenditore e co-fondatore di Spotify, che decide di finanziare l’intero progetto a sue spese, soprattutto dopo aver acquistato in precedenza Advertigo sempre da Ek.

Perché devi vederla

La serie si sviluppa intorno alla nascita e all’evoluzione di Spotify, alle persone protagoniste che l’hanno portata al successo e ai diversi ruoli professionali che sono stati necessari a renderla una piattaforma popolare, ma soprattutto legale: non tutti sanno che dietro alla successo di Spotify, c’è il declino di The Pirate Bay, uno dei siti più conosciuti per il download illegale di contenuti multimediali e non.

L’idea di Ek era infatti quella di replicare l’esperienza utente avuta con questa piattaforma, ma in maniera legale, e assolvendo ad una parte del mercato che ancora non era stata “scoperta”.

Il primo logo di Spotify

Lo stesso Per Sundin, CEO of Sony BMG e tra i primi ad accettare di collaborare con il team di Ek, durante un’intervista disse che “se Pirate Bay non fosse esistito o non avesse creato tutto questo scompiglio nel mercato delle case discografiche, Spotify non avrebbe visto la luce del giorno”.

Le successive puntate sono raccontate anche dalla prospettiva delle case discografiche, le quali all’inizio hanno visto in Spotify l’ennesimo progetto volto a minare la loro crescita, poi la legge, con tutto il lavoro fatto per gestire i diritti e le royalties delle case discografiche e degli artisti per far guadagnare tutte le persone coinvolte nella piattaforma, infine i programmatori e le programmatrici che hanno lavorato attivamente al progetto creando un’interfaccia grafica estremamente funzionale e veloce, l’eccentrico Martin Lorentzon con i primi 5 anni come finanziatore di Spotify, e infine il punto di vista degli artisti, rappresentato da Bobbi T, una musicista emergente ed ex-compagna di liceo di Ek, che si batte per garantire agli artisti che non avevano l’appoggio di qualche importante casa discografica e che non volevano perdere i guadagni sulla musica prodotta.

Cose che non sai

  • Bobbi T, personaggio centrale nella serie, in realtà non esiste, ma il ruolo è recitato da una vera cantante pop-soul, Janice Kamya Kavander
  • Una delle puntate mostra il matrimonio di Daniel Ek con la sua compagna storica, in cui il sottofondo riprende uno dei celebri pezzi di Bruno Mars, che nella realtà si è veramente esibito al matrimonio di Ek.
  • Un rapporto di Business Insider del 2020 ha rilevato che gli artisti guadagnano solo $ 0,0033 per streaming. Il servizio di streaming non paga però per singolo streaming, ma utilizza un sistema che paga gli artisti in base allo “streamshare”. Questo pagamento potrebbe variare ogni mese a seconda di come la musica viene trasmessa in streaming o degli accordi con i licenziatari, afferma Spotify. In altre parole, un milione di stream corrisponde ad un guadagno che oscilla tra i 3000 e gli 8000 dollari.
  • L’artista più pagato da Spotify è Drake, che a maggio del 2022 aveva guadagnato circa 52 milioni, mentre l’artista con più follower risulta essere Ed Sheeran, insieme a J Balvin, Post Malone e Bad Bunny.
  • Le royalties dovute alle case discografiche corrispondono ad una bella fetta dell’income di Spotify: nel 2021 ha pagato circa 12.5 miliardi di dollari alle etichette Sony, Universal Music e WMG.

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